Interview with Postulator, Msgr. Flavio Capucci

1. Il Santo Padre ha approvato un miracolo attribuito all’intercessione di mons. Álvaro del Portillo. Può dirci in che cosa consiste?
Consiste nel pieno ristabilimento di un neonato cileno che presentava danni cerebrali e altre patologie: dopo aver subìto un arresto cardiaco di mezz’ora e una emorragia massiva, non solo ha continuato a vivere, ma ha sperimentato un miglioramento dello stato generale, fino al punto di poter condurre una vita normale come qualsiasi bambino. Questi fatti sono avvenuti il 2 agosto del 2003. I suoi genitori pregarono con grande fede per mezzo dell’intercessione di mons. Álvaro del Portillo e quando i medici pensavano che il neonato fosse morto, senza alcun trattamento ulteriore e in modo totalmente insperato, il suo cuore riprese a battere, fino a raggiungere le 130 pulsazioni al minuto. La cosa più sorprendente di questo caso è che, malgrado la gravità del quadro clinico, il bambino oggi, dieci anni dopo, conduce una vita di assoluta normalità.

2. Una volta approvato il miracolo, qual è il passo successivo per giungere alla beatificazione?
La Santa Sede deve stabilire la data. La beatificazione avverrà in qualche luogo di Roma, perché è la città dove è morto il venerabile Álvaro del Portillo.
 
3. Perché Mons. Álvaro del Portillo è un candidato alla beatificazione? Che cosa ha fatto?
La sua vita appare come un sì costante pronunciato alle richieste del Signore. Mons. del Portillo si è speso eroicamente al servizio della Chiesa e delle anime, fedele all’esempio di san Josemaría Escrivá. Ha avvicinato a Dio tantissime persone.
Per aprire una causa di canonizzazione l’elemento determinante è costituito dall’esistenza di una solida fama di santità spontanea e diffusa in una parte significativa del popolo di Dio. La causa di Mons. del Portillo è stata iniziata perché, fin dal giorno della sua morte, si sono avute evidenti dimostrazioni di questa fama. Molta gente nel mondo intero era convinta che fosse santo e invocava la sua intercessione allo scopo di ottenere favori dal Cielo. La causa ha questa funzione: verificare se tale fama di santità ha un fondamento reale. Il decreto sulle virtù eroiche promulgato dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 28 de giugno 2012 ci dice che la Chiesa è arrivata ad un giudizio positivo sulla sua santità di vita.
Oltre al suo impegno personale di santità, bisogna anche considerare l’impulso decisivo da lui offerto per la creazione di strutture destinate al bene della gente, come per esempio l’Ospedale Monkole a Kinshasa, l’ospedale Niger Foundation di Enugu (Nigeria), l’università Campus Bio-medico a Roma, la Pontificia Università della Santa Croce e il Collegio Ecclesiastico Internazionale Sedes Sapientiae, sempre a Roma, dove migliaia di seminaristi e sacerdoti ricevono un’accurata formazione dottrinale e spirituale.

4. Qual è il messaggio principale dei suoi insegnamenti?
Oltre agli aspetti più specificamente dottrinali, come il ruolo dei laici nella Chiesa, i fondamenti del ministero sacerdotale, l’unità con il Sommo Pontefice e la gerarchia, io sottolineerei —quale caratteristica generale della sua figura— la virtù della fedeltà: fu un esempio di fedeltà alla Chiesa (prima come ingegnere, poi come sacerdote e infine come vescovo), fedeltà ai Papi con cui fu in contatto, fedeltà alla vocazione e, quindi, fedeltà al fondatore dell’Opus Dei. La fedeltà è una virtù creativa, che esige un continuo rinnovamento interiore ed esteriore. Non è semplicemente “conservare”: è estrarre virtualità sempre nuove dal tesoro ricevuto. La fedeltà è l’altra faccia della moneta della felicità. E lui è stato un uomo veramente felice. 

5. Nello studio delle diverse virtù, quale metterebbe in risalto?
Coloro che lo hanno conosciuto più da vicino, oltre alla fedeltà, mettono in risalto altre virtù che possono sembrare minori, ma che sono essenziali per un cristiano. Fra queste, l’affabilità e la mansuetudine (non è che sorridesse spesso, sorrideva sempre). Inoltre la bontà, la capacità di diffondere intorno a sé un clima di serenità, anche nei momenti difficili. Ma non si può dimenticare la sua laboriosità: aveva un ritmo di lavoro incredibile, non si concedeva soste, ma sempre col sorriso sulle labbra. Era molto esigente con sé stesso e con gli altri: dava il massimo e chiedeva il massimo.
Ma, oltre a tutto questo, mi sembra doveroso ricordare soprattutto la carità: amava Dio e gli altri con tutto il cuore. Aveva il dono di una profonda paternità spirituale: tutti coloro che lo avvicinarono ricordano in lui un padre buono, che comprende, perdona, ha una fiducia incondizionata negli altri e nella loro lealtà.
Infine, mi piace ricordare la sua umiltà: non cercava mai di imporre sé stesso o le proprie opinioni. Quando fu chiamato a succedere a san Josemaría nella guida dell’Opus Dei, il suo programma di governo ebbe una sola meta: la continuità con l’esempio del fondatore. 

6. La devozione a Mons. Álvaro del Portillo è limitata all’Opus Dei?
No, la sua fama di santità è un vero fenomeno ecclesiale. Ci sono giunte 12.000 relazioni firmate di favori ottenuti per sua intercessione, spesso da paesi in cui l’Opus Dei non è nemmeno presente. Il notiziario sulla sua causa di canonizzazione ha raggiunto i 5 milioni di copie, mentre le immaginette per la devozione privata hanno raggiunto il totale di 10 milioni. Si può senz’altro dire che Mons. del Portillo è un dono della Chiesa e per la Chiesa.
Alla sua morte, Giovanni Paolo II volle ricordare “la zelante vita sacerdotale ed episcopale del Prelato, l’esempio di fortezza e di fiducia nella provvidenza divina da lui costantemente offerto, nonché la sua fedeltà alla sede di Pietro”. L’allora card. Ratzinger evocò il servizio reso per tanti anni da Mons. del Portillo alla Congregazione per la Dottrina della Fede mettendo in risalto “la sua modestia e la disponibilità in ogni circostanza, arricchendo in modo singolare questa Congregazione con la sua competenza e la sua esperienza”.

7. Qual è stato il ruolo di Mons. Del Portillo nel Concilio Vaticano II e in generale nella Santa Sede? 
Durante il Concilio fu Segretario della Commissione De disciplina cleri et populi christiani, artefice del decreto Presbyterorum Ordinis; inoltre fu Perito delle Commissioni De Episcopis et dioecesium regimine e De religiosis; in seguito fu Consultore della Sacra Congregazione del Concilio, Qualificatore della Suprema Congregazione del Santo Offizio e Consultore della Pontificia Commissione per la revisione del Codice di Diritto canonico; quindi Giudice del Tribunale per le cause di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede e Consultore nella stessa Congregazione. Fu anche Segretario della Commissione per gli Istituti Secolari presso la S. Congregazione dei Religiosi, Consultore della Congregazione per il clero, Consultore del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e Consultore della  Congregazione delle  Cause dei Santi.
Chi ha lavorato con lui mette in rilievo la determinazione con cui ha cercato di promuovere i diritti dei fedeli laici nella missione della Chiesa (il suo libro Fedeli e laici nella Chiesa è considerato come un classico del pensiero teologico e canonistico in proposito) e d’altra parte l’importanza e la bellezza della santità sacerdotale.

8. C'è anche qualche messaggio di Mons. Álvaro del Portillo per i non cattolici?
Come si sa, il nucleo del messaggio dell’Opus Dei, predicato instancabilmente da san Josemaría, è quello della santificazione del lavoro. Mons. Del Portillo ha incarnato in modo esemplare questo insegnamento. Per tutta la vita egli lavorò senza sosta, prima come ingegnere, poi come sacerdote e negli ultimi anni come vescovo, dando un senso alto al suo operato, nel quale cercava la gloria di Dio e il bene degli altri. Ecco, penso che proprio l’aver vissuto nel lavoro il cardine della santità sia un suo insegnamento di valenza universale, per i cattolici e per tutti coloro che sono sensibili al valore, anche spirituale, dell’impegno per dare un senso non effimero alle realtà terrene.

 9. Ci può dare alcuni dati sul processo che si è concluso con la dichiarazione delle virtù eroiche? Chi sono i testi?
Posso dare, in rispetto alle norme della Chiesa, alcuni dati che sono pubblici. Ci sono stati due processi paralleli: uno si è svolto presso il Tribunale della Prelatura dell’Opus Dei, in quanto il Prelato è stato riconosciuto come il Vescovo competente in questa causa; dato però che il suo nome compariva nell’elenco dei testi, egli ritenne preferibile non essere interrogato dal proprio Tribunale, ma da un Tribunale esterno, allo scopo di meglio garantire la neutralità dell’istruttoria. Quindi chiese al Cardinale Vicario di Roma di designare il Tribunale del Vicariato allo scopo di interrogare lui ed i principali collaboratori di Mons. del Portillo nel governo dell’Opus Dei, oltre a diversi ecclesiastici residenti a Roma. Quindi, dato l’elevato numero di testi residenti lontano da Roma, sono stati celebrati altri 8 processi rogatoriali: a Madrid, Pamplona, Fatima-Leiria, Montréal, Washington, Varsavia, Quito e Sydney.
In tutto sono stati interrogati 133 testi (tutti de visu, tranne due che hanno raccontato due miracoli attribuiti al Servo di Dio), fra cui 19 Cardinali e 12 fra Arcivescovi e Vescovi. I testi della Prelatura sono 62 e 71 quelli non appartenenti all’Opus Dei. 

10. Ci ha detto prima che sul suo tavolo sono giunte più di 12.000 relazioni di favori ottenuti grazie all’intercessione di mons. del Portillo. Ci può dire se c’è qualche “specializzazione”, un tipo di favore o grazia che molte persone chiedono a don Álvaro? Ci sono stati favori o grazie che l’abbiano più sorpreso?
Chi ha ricevuto favori o grazie per intercessione di don Álvaro del Portillo invia relazioni di grazie di ogni tipo: materiali e spirituali. Certamente le più sorprendenti sono le guarigioni straordinarie, che sono dei più diversi tipi: dalla scomparsa di un melanoma con metastasi, dopo la preghiera a don Álvaro, fino al ristabilimento totale senza conseguenze di un bambino affogato in una piscina.
Però, se volessimo usare il termine della sua domanda – la specializzazione – metterei in evidenza le numerose grazie che il venerabile Servo di Dio ha ottenuto in favore della famiglia: sposi che recuperano l’armonia coniugale; nascita di figli, a volte dopo anni di attesa prima di ricorrere alla sua intercessione; riconciliazioni tra parenti in lite; nascita di bambini sani, dopo la diagnosi che il bambino sarebbe nato malformato. Don Álvaro era una persona alla mano ed effettuò una imponente catechesi sulla famiglia: forse per questo nasce spontaneo il desiderio di ricorrere alla sua intercessione per questioni di questo tipo.

11. Come valuta la coincidenza tra l’annuncio della canonizzazione di Giovanni Paolo II e l’approvazione del miracolo che porterà alla beatificazione di mons. Álvaro del Portillo?
Per me è stata una grande gioia. Il beato Giovanni Paolo II e il venerabile Álvaro del Portillo si erano conosciuti durante il Concilio Vaticano II e da allora furono sempre uniti da una profonda vicinanza e da un’enorme fiducia filiale da parte del Prelato dell’Opus Dei.
Erano due pastori innamorati della Chiesa. Mons. Álvaro del Portillo ammirava molto la generosità e la donazione del Papa e, da parte sua, mise il massimo impegno per assecondare fedelmente tutte le iniziative di evangelizzazione proposte dal beato Giovanni Paolo II. Forse è per questo che l’allora Pontefice incoraggiò vari pastori a cercare l’appoggio spirituale in mons. del Portillo.
Una manifestazione particolare dell’apprezzamento del Papa fu quella, alla morte di mons. del Portillo, di recarsi all’abitazione del Prelato dell’Opus Dei per pregare davanti ai resti mortali di don Álvaro. Dal mio punto di vista, in entrambi si evidenziava la loro umiltà, l’amore per la Chiesa e per le anime, la devozione alla Madonna e il senso di paternità, tra l’altro. Tra loro intercorreva una grande sintonia spirituale.