Convegno di studio - Cronaca

Nel centenario della nascita di Mons. Álvaro del Portillo
Vir fidelis multum laudabitur

Roma, 12-14 marzo 2014

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CRONACA DELLE GIORNATE

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I santi aiutano a migliorare la vita degli altri
L'esempio di Álvaro del Portillo, ispiratore di numerose iniziative sociali

ROMA, 14 MARZO 2014 - Papa Francesco spiega che i santi sono innamorati di Dio che contribuiscono anche a cambiare la vita degli altri: questa realtà viene alla luce nel caso di Álvaro del Portillo, successore di San Josemaría alla guida dell'Opus Dei, che ha ispirato e incoraggiato un centinaio di iniziative in tutto il mondo rivolte ai settori più bisognosi. 

Alcuni dei responsabili di questi centri hanno partecipato oggi al Congresso che si sta celebrando nella Pontificia Università della Santa Croce in occasione del centenario di questo sacerdote e Vescovo, che sarà beatificato il prossimo 27 settembre. Come filo conduttore, si è messo in risalto il fatto che in Álvaro del Portillo, "la relazione tra carità e giustizia non fu soltanto un tema di predicazione, ma di azione", come ha sintetizzato il teologo Fernando Ocáriz, Vicario generale dell'Opus Dei.

La testimonianza del filippino Ruben Laraya è stata eloquente: nel 1987, in una situazione sociale molto instabile, di povertà e oppressione politica, "mentre molti parlavano di terrore, un uomo parlava di cambiamento, ed era Álvaro del Portillo". Quattro anni dopo, in Cebú, avrebbe iniziato le sue attività il “Center for Industrial Technology and Enterprise”, che in questi venticinque anni si è convertito non solo in una realtà consolidata per la formazione umana, tecnica e professionale dei giovani, ma con le sue iniziative ha collaborato nella riduzione della povertà  in una zona fortemente colpita dall'ultimo tifone.

Sempre ad Álvaro del Portillo si deve la nascita del “Centro Médico Monkole”, nel Congo, che ha iniziato le sue attività con tre letti nel 1991. Oggi, con diversi padiglioni e 50 mila visite mediche annuali, è un punto di riferimento per la sanità in uno dei paesi potenzialmente più ricchi, e più conflittivi, di tutta l'Africa. Il dottor Leon Tshilolo, che ne è direttore, ha ricordato che anche nei “momenti più difficili del paese, con saccheggi e disordini, il centro non ha mai chiuso le sue porte. Perfino la popolazione delle zone limitrofe, lo ha protetto contro le bande armate che hanno ripetutamente invaso la capitale, Kinshasa”.

Mons. Ocáriz si è riferito a Del Portillo come a un uomo che ispirava serenità e pace, caratteristiche necessarie anche nell'ambito sociale, come dimostrano le esperienze del lavoro formativo e assistenziale nelle “periferie” del mondo: “sperimentiamo quotidianamente che le persone possono contribuire alla pace nel loro intorno soltanto se incontrano prima di tutto la pace in loro stessi”, ha affermato il brasiliano Roberto Ueda, direttore di Pedreira, un centro professionale situato nelle favelas di San Paolo.

Da qui la necessità “di non limitare il lavoro esclusivamente all'ambito 'sociale', ma dirigersi a tutta la persona, come chiede il Papa nella 'Evangelii gaudium'", ha sottolineato Sharon Hefferan, responsabile di "Metro", un centro situato nella periferia di Chicago.

Alle testimonianze sull'impatto sociale di queste ed altre iniziative sorte grazie all'impulso di Álvaro del Portillo, si è unito anche il racconto della vicinanza spirituale manifestata dal futuro beato. Cosi si sono espressi, tra gli altri, il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, che lo ha conosciuto sin da quando era giovane professore universitario, o Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale. "Il suo rapporto con me, ha detto Argüello, è sempre stato molto affettuoso, pieno di dolcezza e affabilità, e più di una volta mi ha manifestato la sua profonda ammirazione per tutto ciò che il Cammino Neocatecumenale sta facendo nella Chiesa".

Particolarmente dettagliata, la testimonianza di Madre María de Jesús Velarde, fondatrice dell'Istituto Religioso “Figlie di Santa Maria del Cuore di Gesù", che ha raccontato la vicinanza che le manifestò Del Portillo nei momenti difficili. "Ho avuto ventiquattro incontri con lui nell'arco di nove anni, quasi tutti della durata di un'ora; conservo più di dieci lettere e tre documenti che mi ha indirizzato. Per telefono abbiamo mantenuto più di cento conversazioni. Mi impressionava vedere con quale amabilità e spirito soprannaturale rispondeva alle mie chiamate".


Álvaro del Portillo, è stata una delle figure
che hanno reso possibile il Concilio Vaticano II

ROMA, 13 MARZO 2014 - Álvaro del Portillo è stata una di quelle figure che, lavorando in un secondo piano, hanno reso possibile il Concilio Vaticano II. È ciò che si è messo in risalto durante il Congresso che si sta celebrando presso la Pontificia Università della Santa Croce a motivo del centenario di questo sacerdote e Vescovo, successore di San Josemaría alla guida dell'Opus Dei.

Il Cardinale Julián Herranz ha evidenziato alcuni aspetti del lavoro che Del Portillo, che sarà beatificato il prossimo 27 settembre, realizzò come segretario della commissione sulla vita e sul ministero dei sacerdoti nella Chiesa e nel mondo. Si tratta di una delle dieci commissioni del Concilio Vaticano II, alla quale "si affidò uno dei temi più complessi, dal punto di vista teologico e disciplinare”.

Come perito all'epoca di questa commissione, il Cardinale Herranz ha ricordato un aspetto noto soltanto a chi conosce la storia del Concilio: la grande divergenza tra i magri schemi preparatori che vennero consegnati alla commissione, e "l'ampiezza delle questioni dottrinali e disciplinare che cominciarono a suscitarsi sulla identità e l'immagine ecclesiale del sacerdote, e sulle esigenze e le caratteristiche della sua vita e del suo magistero”.

La commissione elaborò le proposte che le vennero richieste, ma la plenaria del Concilio decise che i temi, in effetti, erano talmente importanti da rendere necessario lo sviluppo di un documento di maggiore ampiezza, un vero "Decreto conciliare". Questo cambiamento suppose uno sforzo di lavoro che ricadde in buona parte su Álvaro del Portillo, che coordinò i lavori dei trenta membri e dei quaranta periti ed esperti. Il nuovo testo, approvato poi come “Presbyterorum ordinis”, fu elaborato in un tempo record e ricevette un'accoglienza quasi plebiscitaria: furono 2.394 i padri conciliari che votarono a favore e solo quattro i contrari.

Il Cardinal Herranz ha inoltre offerto alcuni ricordi personali di Mons. Álvaro del Portillo, con il quale ha convissuto per oltre quarant'anni, e ha rivelato un recente commento che gli fece Benedetto XVI: "Sono stato a trovarlo qualche giorno fa al suo ritiro nel monastero dei giardini vaticani. Benedetto sapeva già della prossima Beatificazione di Don Álvaro e mi ha detto: ‘Che bello! Io l'ho avuto per anni come Consultore nella Congregazione per la Dottrina della Fede: che bell'esempio per tutti noi!’".


Oltre al lavoro nel Concilio Vaticano II e successivamente in diversi organismi della Curia Romana, lo storico Josep-Ignasi Saranyana, ha messo in rilievo alcuni contributi di Del Portillo al diritto della Chiesa. Ha evidenziato, concretamente, l'approfondimento di un "aspetto di enorme importanza giuridica": la nozione di "fedele", che precede quella di laico, chierico o religioso.

"La tesi sostenuta da Mons. del Portillo circa i laici fu veramente innovativa nella scienza canonica", ha precisato il giurista José Luis Gutiérrez. “Mentre prima le persone nella Chiesa erano fondamentalmente divise in tre categorie - chierici, religiosi e laici - egli fece notare che, come dato previo, tutti i battezzati hanno in comune la condizione di fedele cristiano, tutti partecipano attivamente alla missione della Chiesa - nessuno può essere considerato un elemento puramente passivo - e tutti sono chiamati alla santità".

Álvaro del Portillo sostenne, inoltre, che i fedeli nella Chiesa godono di diritti e doveri. Tra i diritti distinse i diritti fondamentali dai diritti soggettivi. Per questa ragione, ha ricordato Saranyana, Del Portillo auspicò “una legge fondamentale della Chiesa in cui tali diritti fondamentali fossero adeguatamente elencati e tutelati. Si tratta di un tema sul quale hanno poi riflettuto negli anni altri esperti di diritto canonico".

Un complemento umano sulla figura di Del Portillo l'ha offerto, tra gli altri, il prof. John Coverdale, della Facoltà di Diritto della Seton Hall University (Stati Uniti). Come autore di diversi studi sulla storia dell'Opus Dei, Coverdale ha sottolineato un aspetto forse poco conosciuto: San Josemaría, suo fondatore, "è stato un uomo santo dotato di grandi qualità umane, ma che necessitava anche di affetto e sostegno, e questo lo ha ricevuto soprattutto da Álvaro del Portillo".


Papa Francesco: "Fu sacerdote zelante che seppe coniugare
una intensa vita spirituale fondata sulla fedele adesione alla roccia che è Cristo"

ROMA, 12 MARZO 2014 - Mons. Álvaro del Portillo fu un "sacerdote zelante che seppe coniugare una intensa vita spirituale fondata sulla fedele adesione alla roccia che è Cristo". Si apre con queste parole il telegramma che Papa Francesco ha inviato all'Università della Santa Croce in occasione del Convegno organizzato per ricordare il centenario della nascita di Mons. Álvaro del Portillo, suo primo Gran Cancelliere, che sarà beatificato il prossimo 27 settembre.

Risaltando il "generoso impegno apostolico che lo rese pellegrino nei cinque continenti, seguendo le orme di San Josemaría e meritevole della biblica frase "L'uomo leale sarà colmo di benedizioni", Papa Francesco ha messo davanti ai 350 partecipanti l'esempio di Del Portillo. Ha esortato concretamente a "imitarne la vita umile, allegra, nascosta e silenziosa, ma anche decisa nel testimoniare la perenne novità del vangelo, annunciando l'universale chiamata alla santità e la collaborazione, con il quotidiano lavoro, alla salvezza dell'umanità".

Il Convegno si è aperto con l'intervento di Mons. Javier Echevarría, Gran Cancelliere dell'Università e attuale Prelato dell'Opus Dei, che ha ricordato come l'evento coincida con gli esercizi spirituali di Papa Francesco e con il primo anniversario della sua elezione alla sede di Pietro. A tale riguardo, ha ringraziato il Santro Padre "per il dinamismo apostolico che sta diffondendo e per il suo interesse di stare vicino a ciascuno in particolare".

La spinta apostolica del Papa, ha aggiunto, "è un incentivo a far sí che tutti i cristiani si adoperino per portare l'amore e la misericordia di Gesù fino all'ultimo angolo del mondo". Non a caso, "molti hanno riconosciuto in Papa Francesco il sacerdote autentico che prega molto e che sa ascoltare chi incontra". Tutto ciò "è motivo di grande gioia filiale e di un profondo ringraziamento a Dio".

Nel suo discorso inaugurale, Mons. Echevarría ha tratteggiato la figura e il percorso esistenziale di Mons. Álvaro del Portillo - con il quale ha vissuto per oltre quarant'anni -, a partire dalla sua fedeltà "a Dio, alla Chiesa, al Romano pontefice, a San Josemaría e allo spirito dell'Opus Dei", che "si è temprata giorno dopo giorno, sin dall'infanzia e dall'adolescenza".

Tanti gli aneddoti sul vissuto spirituale di questo Servo di Dio raccontati, a cominciare dall'incontro avuto con san Josemaría e del contributo che diede al processo di sviluppo dell'Opus Dei: "la fedeltà di don Álvaro si dimostrò specialmente nel modo in cui portò a termine l'itinerario giuridico dell'Opera con la sua erezione come Prelatura Personale nel 1982. La forma giuridica definitiva assicurava, così, che il carisma ricevuto da san Josemaría Escrivá il 2 ottobre 1928 non si snaturasse e venisse rafforzata l'unità di spirito, di regime e di giurisdizione di questa porzione del popolo di Dio composta da comuni cristiani, laici e sacerdoti".

Risaltando poi la fedeltà del prossimo beato alla Chiesa e al Romano Pontefice, Mons. Echevarría ha affermato: "Non ho dubbi che la biografia spirituale di don Álvaro, costituisca un esempio che tutti noi posiamo imitare". Infatti, "la nostra massima aspirazione in quanto cristiani è servire la Chiesa, il Romano Pontefice e tutte le anime, come ci insegna il Vangelo". È questa è stata "la linea di condotta di don Álvaro che lottò con pace e gioia, con costanza, per mettere in pratica lo spirito che gli aveva trasmesso san Josemaría".

Il Convegno è stato anticipato, in mattinata, dall'inaugurazione di una esposizione fotografica allestita nei locali dell'Università, che Harambee International (il progetto legato agli insegnamenti di San Josemaría) ha realizzato per promuovere la raccolta fondi a favore di quattro iniziative sociali per il 2014. Si tratta della creazione di un reparto materno-infantile presso il "Niger Hospital and Diagnostic Centre" (Nigeria), lo sradicamento della malnutrizione nell'area di Bingerville (Costa d'Avorio), il rafforzamento di tre dispensari nell'area periferica di Kinshasa e borse di studio per sacerdoti africani che frequentano l'Università della Santa Croce.


Il Prelato dell'Opus Dei, Mons. Echevarría:
Papa Francesco, "sacerdote autentico,
che prega e sa ascoltare"

ROMA, 12 MARZO 2014 - Papa Francesco è un "sacerdote autentico che prega molto e che sa ascoltare", cosi lo ha definito il Prelato dell'Opus Dei, Mons. Javier Echevarría, durante l'apertura di un Congresso celebrato nella Pontificia Università della Santa Croce in occasione del centenario di Mons. Álvaro del Portillo, suo primo Gran Cancelliere.

Ricordando l'anniversario del pontificato, Mons. Echevarria ha detto che l'esempio di Papa Francesco è un "incentivo a far sí che tutti i cristiani si adoperino per portare l'amore e la misericordia di Gesù fino all'ultimo angolo del mondo". Ha poi aggiunto che "è naturale anche coltivare il desiderio di ringraziare Papa Francesco per il dinamismo apostolico che sta diffondendo e per il suo interesse concreto di stare vicino a ogni persona".

Il Prelato dell'Opus Dei ha inoltre affermato che "molte persone hanno riconosciuto in Papa Francesco il sacerdote autentico, che prega molto e che sa ascoltare chi incontra. Tutto questo è motivo di una grande gioia filiale e di un profondo ringraziamento a Dio".

Legando l'anniversario dell'elezione di Papa Francesco con la figura di Mons. Álvaro del Portillo, primo successore di San Josemaría alla guida dell'Opus Dei, ha ricordato che un aspetto centrale della sua predicazione fu precisamente la fedeltà alla Chiesa e l'amore al Papa. "Ovunque si recasse, mons. del Portillo chiedeva sempre che si pregasse per le intenzioni del Romano Pontefice. Era sempre guidato dal desiderio di portare 'Roma alla periferia' e la 'periferia al Papa', come scriveva san Josemaría".